Non è deluso Paolo Armando, l’ultimo eliminato della cucina di Masterchef ad un passo dalla finalissima, ma di certo un po’ di amarezza la prova. “I tre finalisti sono veramente in gamba – spiega l’ex concorrente di Masterchef Italia – e sono contento di essere stato sconfitto da quel genio di Nicolò! Adesso spero vinca lui, così se non altro sarò stato sconfitto dal vincitore”.
Al Punto Enel di Via Broletto, a Milano, Paolo fa foto con tutti, replica il suo celebre ‘ruggito’ da tigre e si sofferma sul suo percorso a Masterchef, fatto di alti e bassi (la ciabatta di Gandhi o l’uovo in camicia, diventato il suo incubo ricorrente). “Ai pressure – un vero e proprio tsunami – andavo sempre benissimo – dice lui. Perché è un po’ come cucino a casa, con tre bambini urlanti vicino… Che in questo caso sarebbero Joe, Cracco e Barbieri!”
Curiosamente, a determinare la sua sconfitta è stato il piatto più buono che avesse mai cucinato (“vuol dire che il mio percorso è stato positivo, sono cresciuto tanto”). E il sale? Quello non mancava, risponde Paolo. Semplicemente, è uscito il concorrente più debole, perché Nicolò al contrario è più forte di lui e, nel complesso, ha sempre cucinato ottimi piatti. E non ce l’ha nemmeno con Stefano (“un tipo davvero tosto”) che, per cinque minuti si è calato nelle difficili vesti del giudice: “Stefano è stato correttissimo. Il mio fritto era peggiore del piatto di Amelia. Poteva mettere in difficoltà lei e, invece, ha deciso di comportarsi nel modo giusto”.
In effetti, in quella prova la dimenticanza della farina non è andata giù a Bruno Barbieri, ma Paolo sottolinea che in altre occasioni aveva preso o dato in prestito degli ingredienti, senza che nessuno dei giudici lo riprendesse.
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PAOLO: ARIANNA VERA, FILIPPO UN “GLADIATORE”
“L’esterna più bella è stata quella con Nicolò a Roma, dove abbiamo vinto 2 contro 3″, ricorda Paolo che, lo confessa, andava d’accordissimo con tutti: innanzitutto con Arianna, la sua preferita (“lei dice tutto quello che pensa, è davvero senza filtri”), ma anche con Filippo (“voleva fare un po’ il gladiatore, amava questo personaggio, poi però andava a letto prima di me che sono un ghiro“), Viola (“ha rovinato un astice da 150 euro, Barbieri non gliel’ha perdonato”), ma in particolare ha legato molto con il conte Giuseppe Garozzo e Nicolò.
L’esperienza di Masterchef, spiega Paolo, è stata dura (“ho perso 5 kg, gli orari erano davvero assurdi“) e, poi, scherza, tutti gufavano contro di lui. “A cominciare dal mio capo, che all’inizio mi ha dato solo una settimana di ferie, perché pensava uscissi subito… Alla fine ho dovuto chiedere un mese di aspettativa e ho esaurito tutte le ferie dell’anno!”. E, poi, ricorda lui, i lunghi tempi del confessionale (“in Masterchef l’80% del tempo attendi, il 15% parli e il 5% cucini”), le esterne più difficili e impegnative e, naturalmente, i pressure test.
E, dopo tutto ciò, Paolo e altri 7 ex concorrenti di Masterchef hanno fatto una reunion al ristorante di Carlo Cracco, dove, contrariamente alle aspettative, hanno pagato il conto fino all’ultimo centesimo (“abbiamo speso tanto”). Progetti per il futuro? “Una scuola di cucina-catechismo”, scherza lui, prima di rivelare che gli piacerebbe molto diventare testimonial dei prodotti della sua terra, il cuneese.
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